Il cardo mariano (Silybum marianum Gaertn.) è una pianta erbacea che cresce nel bacino del Mediterraneo in terreni incolti e aridi. Contiene flavolignani (derivati dei flavonoidi) tra cui la silimarina (data dall’insieme di silibina, silidianina e silicristina). La pianta e i suoi derivati sono comunemente utilizzati come integratori soprattutto per trattare alcuni problemi epatici, anche se i risultati della ricerca a tale riguardo sono ancora controversi. Studi di laboratorio, condotti su animali e clinici suggeriscono che il cardo mariano può essere utile per prevenire e curare il danno epatico indotto da farmaci, con effetti variabili a seconda del farmaco.
Alcuni studi controllati con placebo hanno indicato che la silimarina può essere utile nell’epatopatia alcolica, nella cirrosi e per migliorare la fibrosi associata alla steato-epatite non alcolica. Tuttavia, sia un’ampia indagine sia uno studio multicentrico controllato verso placebo non hanno mostrato questi benefici su pazienti con epatite C cronica. Inoltre, sebbene la silimarina fosse associata a una minore progressione da fibrosi a cirrosi, non è stato osservato un impatto sui risultati clinici.
Altri studi hanno mostrato che il cardo mariano può ridurre l’epatotossicità indotta da chemioterapia nei bambini affetti da leucemia linfoblastica acuta e nefrotossicità indotta da cisplatino e migliorare la mucosite indotta da radioterapia.
Studi in vitro e su animali suggeriscono che i flavonoidi del cardo mariano hanno inoltre un’azione antiossidante e antitumorale nonché di protezione dal morbo di Alzheimer.
Si richiede cautela in caso di assunzione in contemporanea di farmaci del substrato del citocromo P450 3A4, dato che il cardo mariano può aumentare il rischio di effetti collaterali di questi farmaci. La pianta potrebbe inoltre interferire con la clearance del principio attivo sirolimus (farmaco immunosoppressore); alte dosi di silibinina possono aumentare i livelli di bilirubina e le transaminasi.
Fonte: Herbs Memorial Sloan Kettering Cancer Center